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Basilica Benedettina

La Basilica Benedettina è uno dei monumenti più significativi di tutta l’Italia meridionale.

L’intera struttura fu realizzata, molto probabilmente, nel VI secolo sui resti di un antico tempio pagano dedicato alla dea romana Diana Tifatina, sfruttando quindi in larga maggioranza, gli elementi decorativi della precedente struttura.

E’ praticamente certo che vi esistesse una chiesa al tempo del Vescovo di Capua Pietro I (inizio X secolo) il quale la concedette ai monaci cassinesi per fargli realizzare un monastero. La struttura ritornò nelle mani della curia capuana nel 943 quando l’abate Baldino Sicone la concesse al suo diacono, estromettendo dalla gestione i monaci cassinesi.

Il vero cambiamento, che l’ha trasformata nel gioiello che è oggi, arrivò nel 1065 quando il Vescovo di Capua Ildebrando la donò al Principe di Capua e Conte di Aversa Riccardo I, il quale la concesse, a sua volta, all’abate di Montecassino Desiderio.

 

Fu proprio il futuro papa a trasformare radicalmente la primitiva struttura, ampliandola e decorandola con lo  splendido ciclo di affreschi ancora oggi visibili.

La struttura originaria, infatti, era ad unica navata con il portico a tre archi e ciò è confermato da una miniatura contenuta nel prezioso “Regesto di Sant’Angelo In Formis” dove viene raffigurato il Principe di Capua Riccardo I nel momento della donazione della chiesa all’abate Desiderio.

 

Egli decise di realizzare le altre due navate laterali, rendendo l’edificio cosi come è oggi. E’ possibile vedere l’aspetto della Basilica costruita da Desiderio grazie ad un affresco collocato vicino all’abside dove viene rappresentato lo stesso abate mentre sorregge la nuova chiesa.

L’edificio, nel corso dei secoli, ha subito modifiche marginali che ne hanno mantenuto pressoché inalterata la forma originale. Alcuni rifacimenti hanno riguardato principalmente la volta della navata centrale, ricoperta prima da un soffitto piano decorato con tele, poi da una serie di pannelli in legno decorato ed infine con l’ultimo restauro, dalle capriate originali.All’esterno la chiesa si presenta con un portico a cinque aperture caratterizzate da archi a sesto acuto sorretti da altrettante colonne di spoglio provenienti probabilmente dall’antico tempio. All’interno del portico troviamo alcune lunette: al di sopra dell’ingresso principale abbiamo una rappresentazione di San Michele(dalla quale deriva l’intitolazione della chiesa) e una Vergine tra gli Angeli realizzata secondo gli stilemi della pittura bizantina; le altre lunette narrano storie legate alla vita dei Santi Antonio e Paolo.

 

All’esterno la chiesa si presenta con un portico a cinque aperture caratterizzate da archi a sesto acuto sorretti da altrettante colonne di spoglio provenienti probabilmente dall’antico tempio. All’interno del portico troviamo alcune lunette: al di sopra dell’ingresso principale abbiamo una rappresentazione di San Michele(dalla quale deriva l’intitolazione della chiesa) e una Vergine tra gli Angeli realizzata secondo gli stilemi della pittura bizantina; le altre lunette narrano storie legate alla vita dei Santi Antonio e Paolo.  La facciata, nel complesso si presenta in una veste particolarmente semplice, con tre monofore centrali e una piccola apertura all’interno del timpano. Accanto all’edificio troviamo il campanile realizzato con materiali di spoglio, come travertino e decorazioni in marmo nella parte inferiore e mattoni per la parte superiore, caratterizzata dalla presenza di quattro bifore poste una per ogni lato.

L’interno della chiesa presenta la classica pianata basilicale a tre navate sorrette da quattordici colonne tutte di spoglio, provenienti dall’antico tempio pagano. La parte terminale è costituita da tre absidi con quello centrale maggiore di quelli laterali. Desiderio, durante la ricostruzione della chiesa volle utilizzare ,come abside principale, quello della struttura primitiva ma ne fece chiudere le aperture per permettere ai pittori la realizzazione del programma pittorico prestabilito.

Irrimediabilmente perduto risulta essere l’originale altare maggiore sormontano da un baldacchino in marmo. Al suo posto fu traslato un grosso sarcofago marmoreo proveniente dal chiostro maggiore del Museo di San Martino.

Particolarmente importante risulta essere il pulpito, decorato con un’ aquila realizzata in pietra che sorregge un vangelo con gli artigli. Accanto ad esso troviamo poi una sottile colonna in marmo che fungeva da cero pasquale poggiata su di un capitello di spoglio. Altri elementi realizzati con materiali di spoglio sono le due acquasantiere e il fonte battesimale. Particolarmente rilevante risulta essere il pavimento disomogeneo sul quale è possibile scorgere tratti del tessellato romano dell’antico tempio e svariati elementi mosaicali delle ricostruzioni medievali dell’edificio.

La chiesa resta particolarmente nota soprattutto per i cicli pittorici presenti al suo interno che spaziano dal XII al XIII secolo. Tutti gli affreschi si inseriscono nel solco della classica iconografia di tipo bizantineggiante dell’epoca, rintracciabile ad esempio nella maestosa raffigurazione del Cristo pantocratore all’interno del catino absidale maggiore. Nelle navate laterali abbiamo rappresentazioni del Nuovo ed Antico Testamento mentre nella controfacciata ritroviamo il grande ciclo pittorico che rappresenta il Giudizio Universale.

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